Tatuaggi e linfedema

Il linfedema, purtroppo, ha un grande impatto sulla vita quotidiana. Il gonfiore degli arti riduce di certo la mobilità, ma è soprattutto la sensibilità dell’organismo, sia agli urti, sia alle infezioni, a costituire un grande ostacolo per chi è soggetto a questo disturbo.
Per tale ragione, alcune attività assolutamente normali e comuni diventano difficili e, talvolta, sconsigliabili per chi soffre di linfedema. Una di esse è, senza dubbio alcuno, farsi un tatuaggio.


La decorazione del corpo tramite inchiostri, pratica tradizionale in molte culture e attestata fin dalla preistoria, è a oggi sempre più comune; mezzo principe per l’autoaffermazione e l’affermazione della propria identità, i tatuaggi sono estremamente in voga e si calcola che all’incirca 7 milioni di Italiani hanno fatto visita ad un centro tatuaggi (Dati ONDICO 2015)*.

Questa pratica, già di per sé, può comportare dei rischi; il processo, infatti, è piuttosto invasivo e irritazioni della pelle, quanto l’inspessimento della suddetta sono all’ordine del giorno. Nei casi più gravi, invece, sono riscontrabili anche infezioni più o meno severe, reazioni allergiche e persino, nei casi più gravi e rari, malattie trasmissibili col sangue.

Molto, certamente, dipende dall’igiene dello studio prescelto; se gli strumenti vengono correttamente sterilizzati e l’ambiente è ben pulito e disinfettato, i rischi si abbassano notevolmente. Non di meno, per chi soffre di linfedema la situazione è maggiormente precaria.

L’utilizzo stesso degli aghi sarebbe da evitare il più possibile, specie nell’area interessata, in quanto favorisce l’insorgenza di infezioni – rischio accentuato dall’accumulo di linfa, perfetto terreno di cultura per batteri – e l’inserimento stesso può provocare un edema ulteriore. Inoltre, l’inchiostro, di cui la maggior parte finisce nel sistema linfatico, provoca un forte stress al sistema linfatico, già parzialmente compromesso.

Lo stesso vale per la rimozione di tatuaggi: il processo, infatti, prevede l’eliminazione dei pigmenti internamente, operazione solo facilitata dalla procedura esterna che frammenta le particelle di inchiostro. In altre parole, i tatuaggi sono da sconsigliare per chi soffre di linfedema, in quanto costituiscono un notevole rischio.

Non di meno, qualora non si voglia rinunciare a questa possibilità per diversi motivi, è cruciale verificare attentamente l’igiene dello studio ed evitare l’area affetta il più possibile, anche per evitare distorsioni del tatuaggio stesso dovuto al gonfiore. Scegliere una zona non limitrofa all’arto colpito è un discreto modo per ridurre i rischi di complicazioni, ma non gli elimina del tutto.

*Per maggiori informazioni, consultate il sito dell’Istituto Superiore di Sanità.