Le conseguenze di un linfedema non trattato

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Gestire una malattia, soprattutto quando coinvolge numerosi sessioni di terapia, è un’attività stancante e, spesso, demoralizzante. Non c’è la speranza di risolvere del tutto il problema.

Forse la più comune metafora di questo stato d’animo è la prigionia. Il corpo stesso obbliga a seguire una precisa e pesante routine di giorno in giorno, di settimana in settimana.

È comprensibile che alcuni pazienti siano scontenti, persino restii a intraprendere il lungo, quotidiano percorso costituito dalla terapia decongestionante.

Rifiutare il trattamento medico è un diritto del paziente, ma è importante sottolineare che questa scelta comporta conseguenze molto serie. Il linfedema, qualora non venga debitamente trattato e contenuto, può peggiorare sensibilmente.

Il linfedema che si complica

Il cambiamento più evidente è la dimensione del gonfiore; le proteine vengono accumulate sempre di più nei tessuti dove i vasi linfatici non riescono a riassorbire sufficientemente la linfa, causando il tipico edema. Ma non è certo l’unica conseguenza: senza trattamento, c’è una buona possibilità di sviluppare una fibrosi.

La fibrosi è un processo di cicatrizzazione che rende l’area interessata più rigida del normale. Invece del “pitting”, il tipico infossamento che una leggera pressione – come quella di un dito – provoca nella zone del gonfiore, l’arto colpito è estremamente rigido e solido, quasi duro al tatto.

La fibrosi può danneggiare ulteriormente i vasi linfatici limitrofi, aumentando ulteriormente il gonfiore.

Quando la fibrosi viene ignorata o è particolarmente grave, può svilupparsi l’elefantiasi. Questa condizione non solo prevede un cronico gonfiore, ma la stessa pelle, strato dopo strato, si inspessisce diventando dura e secca.

La perdita di elasticità comporta una maggiore facilità di causarsi ferite di vario genere, con relativa maggiore esposizione a infezioni e linfenorrea.

Vale la pena rischiare?

L’idea di essere obbligati a proseguire con la terapia decongestionante per tutta la vita può essere avvilente, ma è il modo migliore per convivere e contenere la malattia.

Con questo non si vuole certo sostenere che saltando una sessione o due di terapia sicuramente una delle pesanti conseguenze sopradescritte si verificheranno sicuramente: il nostro intento non è spaventare, ma richiamare l’attenzione sull’importanza di prendere sul serio il linfedema, anche nelle forme più lievi.

Prevenire è meglio che curare

Meglio prevenire una fibrosi, che doverla faticosamente curare poi. Ogni sessione di terapia, ogni esercizio, ogni dieta è un piccolo sforzo che allontana queste spiacevoli complicazioni e rende il vivere quotidiano il più “normale” possibile.

Con questa prospettiva in mente, è, forse, più facile apprezzare tutti i sacrifici, grandi o piccoli, che chi convive con il linfedema è capace di fare per il proprio benessere: una forza d’animo che deve essere motivo d’orgoglio.