Imbarazzo vince il desiderio di cambiare

Negli scorsi mesi, si è molto parlato di medicina narrativa; questa nuova frontiera della medicina ha l’obiettivo di migliorare la condizione psicologica del paziente attraverso un percorso di condivisione e catarsi.


È stato scritto molto sui benefici di questa pratica, quindi in questo breve articolo non ci si dilungherà ancora su quanto il miglioramento emotivo possa influire sulla guarigione, né su quanto un percorso terapeutico condotto da uno specialista possa giovare all’atteggiamento dei malati, non più soli e sperduti, ma membri di un gruppo dal forte legame emozionale; piuttosto, quest’oggi si tratterà di coloro che non riescono ad aprirsi, che non riescono a condividere i loro stati d’animo e le loro storie, di chi non riesce a far fluire via da sé la negatività, la rabbia e lo sconforto che una malattia senza cura come il linfedema non può non comportare.
Ognuno è unico a modo suo: come esistono gli estroversi, che sono più che felici di aprirsi al mondo, esistono anche gli introversi. Dovrebbero, quindi, evitare una pratica così salutare coloro i quali non se la sentono di creare un contatto con gli altri malati, chi si vergogna a tal punto della propria malattia da non riuscire a confidarsi con chi porta la stessa croce? Sì, assolutamente e fortemente sì.
Forzarsi a fare un’esperienza del genere sarebbe una violenza verso il proprio io e il proprio corpo, un modo non solo per vanificare gli sforzi del terapeuta, ma anche per peggiorare il proprio stato psicofisico. Dopo aver provato a mettersi davvero in gioco, se non ritenete che la medicina narrativa faccia per voi, ci sono tanti modi per sfogare la propria frustrazione in modo totalmente anonimo. Probabilmente, il più semplice è scrivere un blog.
Un blog, per chi non lo sapesse già, è una pagina internet personale e pubblica in cui, in forma anonima se desiderato, è possibile scrivere e farsi leggere da altre persone. Esistono moltissime piattaforme che rendono disponibile, anche gratuitamente, uno spazio simile per i privati; aprire un blog è tutt’altro che complicato! Benché non sia al livello di un percorso medico ufficiale, condividere la propria esperienza in questo modo permette di scaricare un po’ della propria negatività in una forma completamente anonima, raccontando la propria storia, le proprie difficoltà e sapendo di essere ascoltati da persone che provano lo stesso smarrimento.
Uno splendido modo, insomma, per sentirsi meno soli e nel contempo condividere dritte e suggerimenti. Un’altra opzione – meno anonima del blog, ma non esposta quanto un incontro di persona – è l’utilizzo dei social networks. Ci sono molte pagine sui molti social che offrono uno spazio più o meno protetto per condividere, imparare e, soprattutto, alleggerire il carico della propria esperienza personale con chi può davvero capirne il peso; la stessa pagina di ALL è sempre ben felice di accogliere questi appelli, di dare consiglio, di farvi sentire accettati e compresi.